mercoledì 13 febbraio 2013

AMEN

Mentre stordito ed affaticato percorro la strada verso casa attraverso viale IV novembre, tra oscure figure barcollanti ebbre dall'ultima giornata di Carnevale, l'autoradio tramette la bellissma "sound of silence" e le lacrime scendono spontanee, automatiche riempiendomi gli occhi e straripando sulle guance. Si è conclusa finalmente ma troppo rapidamente l'ennesima epopea carnascialesca, l'ottava, per la Guazza, la più meravigliosa ed entusiasmante dalla sua fondazione. E, nonostante la stanchezza, nonostante la fatica e l'impellente necessità di ficcarsi a casa sotto le coperte, come ipnotizzati non si riesce a togliere gli occhi dalla Piazza, dove gli ultimi variopinti carnevalieri ubriachi, danzano sulle note della Paloma, per l'ultima volta intorno a quello che oramai è solo un mucchio di carboni e cenere fumanti. Ceneri a ricordarci oggi l'inizio di Quaresima, la caducità della vita terrena, la rotatività dei cicli biologici. Ed esaltanti per noi Guazzanti sono state le ultime ore della massima epopea, con emozioni forti, grande amicizia, parche abbuffate, toppe terribilis. A partire da Lunedì sera dove, caso strano, da Ustì erano presenti per la cena prima dell'entrata all'ultimo veglione del Teatro, oltre la Guazza, anche la P'tona e i Tirolesi. Grandi sbicchierate, e brindisi, anche alle percussioni finalmente affrancate ad una dignitosa presentabilità. Brindisi alle Guazzette, entusiaste fiancheggiatrici del nostro sodalizio, splendidamente coreografiche con i pon-pon verdi. Un brindisi alle trombe, a Simone Oddi, che lascia la Congrega sempre in ansia fino all'ultimo secondo dell'ultimo momento fatidico prima di una importante performance, ma alla fine sempre presente e determinato. Un brindisi a tutti, alla parrucca rossiccia con cappello scozzese abbinato e perfettamente in tinta con la barba posticcia di un gonfissimo Erasmo. Un brindisi a Zipi, e al suo funambolico bombardino, sempre a caccia durante la giornata di Carnevale di flash fotografici, telecamare di emittenti locali, fotoreporter documentaristici, ad esaltare il suo compiaciuto ego, smisurato come quello del Capitano (un brindisi pure a lui) rapidamente invecchiato e molto stanco nell'ultima settimana, i suoi capelli incanutiti simboleggiano in realtà la totale assenza di maturità nella Congrega. Un brindisi a Giammy, che in silenzio e con umiltà si è ritagliato un suo ruolo da comprimario nella Guazza. Una bevuta è stata dedicata percussioni, ma perché non nominarle!? personalmente?! a Simone, che ha capito finalmente che un po' di impegno e concentrazione lo unisce agli altri e lo fa essere importante per la Congrega. Ad Andrea, che nonostante la distanza siderale da Offida, gli impegni il lavoro, è quello che con il rullante ha fatto i maggiori progressi, Rock and Roll si esalta ed è piaciuta grazie al suo rullante. Un prosit va anche a Rambo Ciotti, presentatosi alla Tana del Lupo, nel pomeriggio di Martedì Grasso, vestito da marines, in mimetica, fucile ed occhiali da sole, folle! Alziamo poi il bicchiere all'orgoglioso e fiero Gonfaloniere, colui che, in qualsiasi condizione e per ore ed ore, tiene sempre in alto lo stendardo della nostra Congrega. Ad Andrea, Odd, un brindisi per la feroce performace di Domenica in mezzo di Piazza, che ha dimostrato a suo modo l'attaccamento al nostro sodalizio ed il suo personale amore verso il Carnevale Offidano. Un alzate i calici a Melly, ai suoi singhiozzi e alle sue lacrime, invitandolo la prossima volta a bere di meno. A Lorenzo, alla sua ospitalità, ai suoi piatti nuovi, ma già tutti ammaccati va il penultimo esaltante brindisi. L'ultimo lo voglio dedicare al Maestro, a Sergio de Cuccagna che pazientemente ha guidato in questi anni, un'accozzaglia informe di improvvisati musicisti, che sono riusciti piano piano a ritagliarsi un posto nella storia del nostro esaltante Carnevale. Ci voleva quindi, all'entrata a Teatro, un sonetto autocelebrativo, un sonetto per l'OCTAVA EPOPEA MAXIMA, e mi è toccato avere l'onore di salire sul Palco, sollevato dalla platea dai miei compagni, come un sacco di grano, appesantito come sono da una settimana di bagordi e festeggiamenti feroci, ovviamente non riesco ad emulare il guizzo atletico di Paraciell, che poco prima, smilzo ed atletico evava presentato i suoi ladrones. Ma eccolo il sonetto rimbombare in teatro ed ecco la Guazza augurare a tutta la Città un Grandioso Carnevale Duemilatredici, eccola esaltare i presenti con il tormentone rock blues, ed ecco venire gli scagnozzi della proloco a prenderci sottobraccio mentre ancora dovevamo finire la nostra perfomarce, loro preoccupati dal nostro eccessivo dilungamento, noi fottutamente tignosi a finire il nostro pezzo. Perché per una volta ed una sola, il tempo ce lo siamo presi, ed era giusto così. Entrare il giorno di Martedì Grasso in piazza, mentre l'alto parlante annuncia la Guazza, portatrice delle Chiavi delle Città, non ha prezzo è un emozione forte, e mentre una moltitudine di maschere ci fa largo risuona nel cielo l'inno della nostra congrega, tra applausi e flash abbaglianti. Si va da Serrault, dove un molesto e "mizz" Franco de Pacenò, vestito da cane arrapato, scodinzola e fa le feste per le Chiavi conquistate, viene coinvolto con il fattore Marchei in una danza sfrenata. Si riparte subito pero' si va davanti alla Cecculona, da Fia Fia, eppoi dai Talebani, dove a porte chiuse e con l'ennesimo brindisi viene intonato il coro d'amore alla Guazza. Si ritorna alla Tana del Lupo attraversando la Piazza oramai straripante di gente, travolta dall'euforia dell'alcool e della musica seguendo lo stendardo a trenino sulle note di Brazil si arriva all'Addolorata, poi verso Piazza Valorani fino all'imbocco di Via del Merletto, ancora la nuova hit, in cerchio, per l'ultima volta, sotto gli occhi divertiti dle Maestro Ciro Ciabattoni, che "de core" gi regala un ultimo applauso. Poi un'ultima suonata alla graziosa bimba a cui Simone ha prestato il "batacchio" della grancassa e via alla Tana del Lupo a rifocillarci con porchetta e vino, prima di aspettare l'accensione dei V'lurd. Arriva Simone Oddi, in alta uniforme, comunque una sicurezza, un giro veloce in Piazza poi a prendere i V'lurd. Si sentono da lontano le note di Addio Ninetta Addio è partito il Ciorpento, di corsa verso la piazzetta dei Leoni, alziamo i totem di canne e paglia al cielo, subitamente prendono fuoco e scoppiettano, siamo tutti, tutti pronti per il giro, prima di farne un secondo grandioso con il Gonfalone della Congrega. Ecco, che si arriva in piazza e con furore si gettano i V'lurd nel falò che già alto e violento si infiamma al centro della Piazza. Gli altri della Congrega ci passano gli strumenti davanti alla chiesa della Morte, passiamo velocemente sotto la Colleggiata, torniamo all'inizio del corteo dei V'lurd. Il Dottore, con lo stendardo davanti a tutti, noi in fila, scomposti, ma in fila dietro, lo sguardo del Capitano per vedere se tutto è a posto e se manca qualcuno, è ora, si parte. Addio Ninetta Addio in RE-SI, una roba da duri, che ti spacca farla per tutto il giro del Paese, ma così deve essere in continuo, senza sosta, tra fiamme, cenere, fumo che ti entra negli occhi, nel naso e nei polmoni. Grandiosa la sfilata dei V’lurd, prima della Guazza ad accompagnare la sua amatissima Lumachina orgogliosa ed affatto intimorita. Le percussioni a dare il ritmo feroce ed ossessivo, i bombardini ed il trombone a tenere in continuazione la melodia, le tre trombe in un’alternanza serrata. La paura di non farcela davanti alla Vinea, la fatica degli ultimi giorni che ti taglia il fiato, le labbra che non rispondo più agli ordini, ed ecco inaspettato un altro miracolo, proprio poco più giu’ dell’enoteca regionale tre angeli custodi, baldi ragazzotti, a noi sconosciuti, in borghese. Due trombe un trombone, si affiancano alla Congrega, ne sono le ali. Io incrocio lo sguardo con Sergio che alleggeritosi del peso degli ultimi trecento metri se la ride, pensando all’assurdità della situazione. A paccà lungo via del Merletto, a sfiatà davanti la Tana del Lupo; in mezzo ai V’lurd Gonfalone entra per l’ultima volta in Piazza, gli angeli custodi non ci sono più scomparsi come erano apparsi poco prima, nel nulla. Mi abbandona alla fine una scarpa, la suola con il calore si è scollata dalla tomaia, come un fachiro, sui carboni ardenti faccio con la mia gloriosa Congrega, il giro del Falò, strimpelliamo le ultime note di Addio Ninetta Addio, poi via, verso la Tana del Lupo. E’ conclusa l’epopea 2013, l’Ottava dalla Fondazione, la più bella, la più grandiosa, quella “maxima”, quella delle Chiavi. Nel nostro caso non potremmo nemmeno dire che la Congrega le Chiavi le riprenderà ad ogni morte di Papa, visto che Benedetto XVI si è dimesso evento rarissimo nella millenaria storia della chiesa, ma se occorrerà aspetteremo, per rivivere questo momenti, con pazienza flemmatica i prossimi 597 anni. AMEN.

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