LA PARABOLA DELLA MAZZOCCA
Dovrei parlarvi in questo post, della magnifica domenica
degli Amici che è appena trascorsa e che segna la Decima Epopea, dovrei dirvi del commovente silenzio suonato da Simone Oddi
per il nostro amico Marcello. Dovrei scrivere del luculliano pranzo alla casa
del Popolo presentato dal nostro Chef, o della grandiosa organizzazione messa
in campo dal nostro Capitano, invece, ed è raro per la stessa Epopea vi parlerò
anche stavolta di un nostro Congregante, che merita dopo quello che ho
osservato ieri, una severa e perculatrice satira. Era ora che si parlava di un
percussionista (definizione esagerata) della Congrega, è giunto il momento di
sciogliere la lingua e dare fiato alle trombe! (noi siamo gli ottoni).
La grancassa è lo strumento piu' semplice ed immediato da
suonare, un infante di pochi mesi a cui si da uno scatolone ed un bastoncino,
riesce per istinto primordiale che accomuna l'uomo allo scimpazè e agli altri
primati, ad andare "a tempo" con un motivetto musicale; il ritmo è un
senso innato dell'uomo indi per cui possiamo definire la grancassa tra tutti gli elementi che compongono una
banda musicale quello di piu' rapida comprensione. Tuttavia è uno strumento
importantissimo, segnando il tempo scandisce il ritmo ed esalta la melodia, di
norma in una banda musicale viene percossa una sola grancassa.
Al nostro Sabbiò, un ragazzaccio un metro e novanta alto,
naso e orecchie a punta, leggermente a
sventola e con capelli mori e attaccatura molto bassa sulla fronte, fu proposto dieci
anni fa, dal sottoscritto e dagli altri due fondatori della Congrega (Seraccia
e Daniele) di suonare la grancassa e di
aiutarci a fare le prime prove con l'Inno dei Tirolesi, fu comprata dallo
stesso Daniele per l'occasione una
pessima grancassa da Mondo Musica che tuttora rappresenta quella ufficiale
della Congrega. Sabbio fece spallucce ed è inutile dire che non si presentò mai
a queste prime scalcinate prove, aveva troppo da fare.
Così, più per necessità, ripiegammo su un altro personaggio
del Bar Ciotti, Marcello de Mosce, che una sera mentre giocava al videogioco
gli fu proposto di diventare grancassista e con grande entusiasmo ci salvò
letteralmente il culo mettendosi subito a disposizione. Ma ecco che Sabbio', sentendosi scippato dal suo ruolo (che in realtà non
aveva ancora esercitato), andò su tutte le furie rivendicando la sua grancassa.
E gli ci prese quasi un esaurimento, con incubi notturni ricorrenti in cui uno
sghignazzante e malefico Marcello gli suonava la grancassa sotto il naso.
Con la ragionevolezza propria del buon Marcello ed il bene placido
di tutta la Congrega, la grancassa venne consegnata a Sabbio' (un disastro)
mentre quello che era il grancassista si riciclò, dimostrando un notevole
talento, in trombettista. Da quel momento Sabbio' impersonificò la figura del
grancassista, anzi del grancazzista della Guazza. Una percussione possente, , uno strumento da macho che sicuramente non è anonimo, che si
vede e soprattutto si sente, uno strumento adatto ad un fabbro.
A rappresentare questa primordiale virilità è in particolare
la "la mazzocca", un vero e proprio prolungamento del pene, che
impugnato come una mazza, appunto da fabbro, diventa la quintessenza del
fracasso e rimbomba da anni aritmicamente sulla grancassa, a volte con una
frenetica velocità che sfiata gli ottoni, spesso incapace di dare un tempo che
sia diverso dai soliti quattro quarti (vedi Cielito Lindo).
La mazzocca non abbandona mai Sabbio' , la custodisce gelosamente
in mano, o in alternativa se la infila dietro a pantaloni, nessuno puo'
prendergli il suo scettro di potere, ne è passionalmente geloso. Le pochissime
volte che, per distrazione, o per il troppo alcool in circolo, abbandona la
mazzocca, ci si diverte a nasconderla e
questo lo fa imbestialire. Va in ansia, e diventa pericoloso, a Sant'Antonio
prese per andarsene e per rabbia inizio' violentemente a scalciare la grancassa
ferendo anche qualche Congregante.
Capite la faccia che
puo' avere quando qualche ubriaco, come a volte succede per le viuzze di Offida gli chiede di
dare due colpi alla gran cassa. Potete immaginare lo sguardo con cui fulmina il
molesto ed avvinazzato spettatore, a cui per educazione non puo' dire di no e a
cui deve concedere per qualche secondo la sua amata mazzocca.
Ora c'è da precisare che la grancassa deve necessariamente
suonare, cioè su tre o 4 trombe, se una non suona, non si sente, stesso
discorso vale per bombardini e tromboni, ma una grancassa no, deve essere
sempre pronta (anche se fa schifo) a
dare il ritmo. Questo qualche volta non succede con Sabbio' ma piu' che
altro perche' rimane indietro a pavoneggiarsi con qualcuno della sua mazzocca.
Ieri, domenica degli Amici, mentre suonavamo da dieci minuti
davanti a Fià Fià senza il supporto
della grancassa, girandomi per vedere se
da lontano si vedeva Sabbiò notai invece che era proprio dietro di me, ma
invece che percuotere la sua mazzocca era letteralmente in bambola, estasiato
da una doppia celeste visione femminile, una bionda ed una mora. Gli occhi
trasognati la grancassa al collo le mani vuote. La mazzocca era in mano ad una
delle due ragazza che l'accarezzavano. Furibondo per la negligenza di Sabbiò,
rabbioso tolgo la mazzocca dalle mani delle ragazze, che rimangono pure basite,
e ferocemente inizio a percuotere la grancassa (mi ci so ciaccato un dito), sperando
che Sabbiò potesse rinsanvire.
Le ragazze, spritate dalla mia feroce reazione tosto si sono
allontanate tra la folla verso piazza, seguite dallo sguardo innamorato di Sabbio'.
Io a continuare violentemente a picchiare la grancassa con la mazzocca e
Sabbio' incurante, felice, di essersi rifatto una nuova mazzocca……in mezzo alle
gambe.
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