venerdì 18 gennaio 2013

MANNAGGIA A SANT'ANTONIO E AL MALESSERE DI MELLY

Per chi non lo conoscesse, il nostro Melly, all’anagrafe Marco Vagnoni, è componente e Congregante importantissimo del nostro sodalizio. Di indole paciosa, Melly è l’amico che tutti vorrebbero avere, capace di grandi slanci di generosità egli è sempre disponibile con il prossimo. Conviviale, estroverso, tiene in modo maniacale alla “Grandeur” della Guazza. E’ grazie a lui, al suo impegno, alla sua incondizionata dedizione alla causa, che quest’anno siamo riusciti a farci le divise nuove dismettendo quella che otto anni fa doveva essere una vestizione provvisoria riuscita all’ultimo momento e fatta alla meglio. Ora Melly è un uomo di quasi trentanni, alto e di bell’aspetto, dalla carnagione olivastra e dai tratti somatici mediterranei, capelli rasati a zero a nascondere una calvizie incipiente e prematura. Il suo drastico dimagrimento negli ultimi anni lo hanno reso molto fascinoso e le sue orecchie sono bucate da numerosi orecchini. In verità Melly non è stato sempre così. Molto più grosso dei suoi coetanei, veniva chiamato da bambino “il gigante buono” dai suoi compagni alle elementari, proprio per l’aspetto imponente ed il carattere pacifico. Il suo fisico a quel tempo, a limite dell’obesità, lo rendeva lento nei movimenti ed impacciato. Mangiatore insaziabile di merendine e caramelle fu ironicamente “battezzato” a quattordici anni, da Adriano de Fiore, dopo una delle sue folgoranti intuizioni, il “Gabibbo” Insomma, un po’ zingaro, un po’ pirata il nostro Melly è quello che nel nostro gruppo suona il trombone, sia inteso, no quello a pistoni che suono io, quello a tiro, cioè quello con la coulisse molto più difficile per via delle posizioni millimetriche che si devono studiare e del buon orecchio che si deve avere. E’ pur vero che suonare uno strumento così particolare, comporta una mimica nella gestualità che è un tutt’uno con la musica. Un trombonista (si dice così!?) deve possedere fisicamente, quasi fosse una focosa amante, il suo strumento musicale, esso non deve solo avere un’affinità fisica con il suo strumento, ma lo deve estendere o richiudere , ritmicamente, quasi fosse davvero per il musicista un amplesso. Va da se che suonare il trombone a “coulisse” non è da tutti, specie per uno che viene chiamato “Gabibbo”. Eppure Melly, con infinita pazienza, e quasi da autodidatta, ha fatto suo oramai questo strumento, lo possiede, nel senso sopra descritto, ne è schiavo e padrone, figlio e padre, amico e nemico. Riesce ad essere protagonista e, posso dire senza ombra di dubbio a nome anche degli altri ragazzi, che oramai Melly ed il suo trombone sono elementi indispensabili per la Guazza, non se ne potrebbe fare a meno, sarebbe una Congrega Zoppa. E’ indubbio che la trasformazione da “Gabibbo” a Leader indiscusso della Guazza, sia avvenuta grazie alla sua passione per la musica e nella fattispecie all’amore che lui ha per la coulisse, il suo cambiamento fisico e caratteriale dipende certamente da questo.
Ora, ieri sera, Sant’Antonio, il nostro eroe ha commesso il più banale degli errori, come un pivello alle prime armi, si è fatto prendere dall’euforia. Appese le nuovissime bandiere presso la Tana del Lupo, a segnalare in centro storico la presenza della Guazza, si è abbandonato alla follia del primo giorno di carnevale, rapito dal turbinio della musica e dall’entusiasmo degli altri congreganti. Una degenerazione alcoolica che ha portato il Melly, a fine serata, a regalarci un’immagine pietosa del suo stato psicofisico. All’ora del caffè seduto da solo sulla panca di legno appoggiando il gomito destro del tavolino, si teneva il capo pesante nella mano con lo sguardo perso a fissare un punto inesistente nel pavimento. Sembrava un moderno Beato Bernardo (senza barba), rappresentato in penitente contemplazione dall’iconografia cattolica, proprio in tale atteggiamento. Alle mie sollecitazioni ad alzarsi, Melly ha risposto con frasi sconclusionate e senza senso, manifestando al tempo stesso un profondo stato di malessere, lo stesso stato che tutti conosciamo quando la “toppa” passa allo stato che noi Carnevalieri definiamo “MORTALIS”. Per il resto la prima uscita è stata regolare, faceva molto freddo ma tutto è andato per il verso giusto. In verità la sortita è avvenuta molto in ritardo rispetto a quanto preventivato, colpa di Sabbiò il quale, snobbato ingiustamente nella nostra Congrega, ha ottenuto ieri la grande consacrazione suonando Sant’Antonio con la truppa di Mauro Recchi (Zambò), sicuramente uno dei più virtuosi se non il migliore bombardino di Offida. A Zambò va tutto il merito di aver scoperto e soprattutto capito questo talento alla grancassa, evidentemente solo con musici di altissimo livello il nostro Sabbià esprime il meglio di se, dovremmo pertanto incitarlo a congregarsi con qualcuno a suo livello.
Detto ciò dopo un paio di aperitivi al dopolavoro e al bar de Fià Fià, la Congrega si è ritirata alla Tana del Lupo, dove Giammy ci ha deliziato con prelibate pietanze a base di stoccafisso, il tutto innaffiato dal buon vino della tenuta di Spene’ll, nuovo adepto e certamente futuro Congregante, visto il suo entusiasmo ed impegno per la Guazza. Gli innumerevoli brindisi hanno fatto il resto, la situazione, come spesso succede è degenerata in una volgarissima rissa e qualcuno ha rischiato di farsi male seriamente. Tanta euforia insomma, intorno al malessere del povero Melly, il primo “caduto” della Guazza nell’edizione del Carnevale del 2013. Povero Melly, chissà oggi che mal di testa che avrà…….

Nessun commento:

Posta un commento