venerdì 24 gennaio 2014

SANT’ANTONIO 2014, VENERDI’ 17 GENNAIO: LA VIA CRUCIS DE SP’NELL

PROLOGO Che nefasta poteva essere questa apertura di Carnevale, lo avevo intuito quando guardando nel pomeriggio di venerdì il calendario sopra la scrivania dell’ufficio mi accorsi che quel giorno, Sant’Antonio, cadeva proprio il 17. Non che io sia particolarmente superstizioso, non ci credo a queste cose ma, per sicurezza e per dormire sonni tranquilli, se un gatto nero mi attraversa la strada, cerco di far passare avanti qualcuno prima di me, oppure se guido in una strada isolata faccio subitamente inversione di marcia. Comunicato preoccupato il tristo presagio ad Erasmo, mi rammentai che quel venerdì era anche giorno di Conclave, la riunione segretissima che si sarebbe tenuta alle 23, quando avrei dovuto, in qualità di protodiacono della Congrega, chiamare l”extra omnes” per poi decidere con i miei compagni l’eventuale entrata del nuovo aspirante congregante, Sp’nell. Ecco Sp’nell, parliamo di lui, affiancato alla Congrega dallo scorso anno, ha fatto un tirocinio, per la verità un po’ a modo suo, con presenze e prestazioni alterne. In ogni caso abbiamo deciso quest’anno se ammetterlo o no nel nostro sodalizio. Un onore che molti vorrebbero avere, un sogno accarezzato da tanti giovani , un evento epocale per lui, che con febbrile attesa sperava di essere Guazzante. Sp’nell, è di bell’aspetto, di corporatura e di altezza media, castano di capelli, occhi nocciola e naso a punta un poco pronunciato, è di indole bonaria, di modi educati e di temperamento per nulla prevaricatore. Buono come un pezzo di pane, incapace di dire no, il nostro amico è stato subito benvoluto da tutti, la sua indole stona con l’arroganza, la prepotenza e la cafoneria di molti congreganti, che eccellono invece in ogni bieca cialtroneria, avvezzi come sono al gozzoviglio e alle più squallide nefandezze. Prima del “Conclave” la serata è trascorsa allegramente, con una ricordativa mangiata di “stocco” eccellente soprattutto quello in salsa, commovente per certi aspetti. Il tutto ovviamente annaffiato da profumatissima passerina, portata per l’occasione proprio da Sp’nell costretto, visto che la festa era in particolare la sua, a bere alla “calata” numerosi bicchieri. Io ne ho contati un paio prima dell'uscita della Congrega e almeno altri 7/8 durante la cena, senza contare, altri tre o quattro bicchieri di “aperitivo” nella prima ed energica uscita della Congrega nei bar offidani a celebrare l’inizio della Nona Epopea. L’”extra omnes” chiamato qualche minuto dopo le 11 è durato circa venti minuti, dopodiche’ c’è stata la proclamazione del nuovo Congregante ammesso per acclamazione finalmente a tutti gli effetti nella Guazza. Un bel bicchiere del “traumaturgico” mistrà di Willy colmo oltre misura ha suggellato questo particolare momento ed è stato l’ultimo, tragico e definitivo brindisi dello Sp’nell, il quale, anche stordito dall’aria rarefatta tipo vetta Himaliana , che si respirava della tana del Lupo, è caduto nell’oblio alcoolico, ovvero nel più profondo stato d’incoscienza proprio di chi ha bevuto in maniera esagerata. Nel frattempo per evacuare “Wolfshanze”, prima che le riserve alcooliche finissero miseramente il primo giorno di Carnevale, sono stati esplosi dal padrone di casa, alcuni petardi , mortaretti, fiaccole e cannoncini avanzati dai festeggiamenti dalla notte di San Silvestro. I Congreganti barcollanti a quel punto, con passo incerto si sono diretti verso il centro della città, dove il frastuono delle grancasse e delle fanfare dava l’impressione di essere già a Giovedì Grasso. PRIMA STAZIONE: SP’NELL BARCOLLANTE A WOLFSHANZE I miei doveri di neopadre mi impongono quest’anno un Carnevale morigerato, senza troppe esagerazioni, da fare con compassata sobrietà e rigida indifferenza. Questo sono per lo meno i miei buoni propositi e quindi li ho voluti applicare fin da subito a Sant’Antonio, per cui dopo il Conclave, con la consorte feci un giretto prima al caffè del Corso e poi dai Taleban, giusto per salutare gli amici e bere un bicchierino con gli altri Carnevalieri. La Congrega si è subito fiondata in balli sfrenati negli angusti spazi dei Taleban, dove Lucio Schiuma, reduce da alcune serate da Dj a Berlino dove le sue performances sono richiestissime, metteva i dischi. Feci un “rummettino” al banco, un veloce saluto a Reno e poi guadagnai l’uscita del locale, lasciandomi dietro i miei compagni che sbevazzavano e si divertivano, sudaticci e puzzolenti alzavano le braccia e saltellavano a ritmo di musica. Ripercorrendo la strada a ritroso con Antonella passammo per piazza Vallorani, per poi imboccare via del Merletto, scura, illuminata dalla luce fioca di un tre quarti di luna che tra le nuvole riverberava sui coppi di coccio della città Aurea. Ed ecco una figura goffa ed argentata muoversi in cerchio quasi al centro della via, proprio all’altezza della tana del Lupo. Una figura spettrale, eterea che sembrava tremolare e perdere l’equilibrio ad ogni passo. Impietrito mi fermai con il cuore in gola, passarono secondi che sembravano minuti, ammutolito dall’orrida visione ero incapace di proferire parola e di muovere un solo passo avanti o indietro che fosse. “Povero Sp’nell” disse Antonella che stava al mio fianco: “guarda come lo avete ridotto, sta mizz.” Stropicciai gli occhi per andare oltre la mia pesante miopia e feci qualche passo in avanti. Aguzzai la vista, e l’etereo fantasma prese forma, era Sp’nell, con una toppa colossale, clamorosa. Accortomi del suo profondo stato d’incoscienza, cercai di capire cosa stesse facendo lì da solo, ma fu incapace di articolare un suono che fosse di senso compiuto. Preoccupati, io e mia moglie ci offrimmo di accompagnarlo a casa, per la sua sicurezza ed incolumità. SECONDA STAZIONE: SP’NELL REMETT APPENA FOR LU PAES Presa la macchina ci muovemmo in direzione Castignano, più esattamente in Contrada Filette dove lo Sp'nell ha la sua villa, tra Offida e Castignano, poco distante da Rovecciano. Ma la strada verso la città dei Templari è tortuosa piena spire come un’infida serpe. Mi premunii insistendo più volte verso il povero Sp’nell di avvertirmi al minimo segno di nausea e non arrivammo che all’uscita del paese che alzo la mano dicendomi di fermarvi. Balzò fuori dall’auto e fulmineo attraversò la strada senza neanche guardarsi a destra e a sinistra, guadagnò il ciglio della strada e ondeggiando paurosamente sopra una ripida scarpata che degradava giù per la oscura selva che cinge Offida, iniziò così a boccheggiare. Giunsi appena in tempo per afferrarlo per il bavero della giacca ed evitai che rotolasse giù per il fosso rovinosamente. Prima di ripartire mi disse: “Grazie Roberto, ora non ti preoccupare, posso tornare a casa a piedi, mo rivado, non ti preoccupare, tu vai….” Ovviamente non diedi tanto peso alle parole di un ubriaco e il mio senso del dovere mi impose di farlo rientrare in macchina e condurlo sano e salvo a casa sua. Gli feci aprire il finestrino e ripartimmo alla volta di Castignano. TERZA STAZIONE: SP’NELL RIMETTE A ROVECCIANO Ma la sbronza era talmente grossa e la quantità di vino ingerita tale che, fatto appena un altro chilometro e mezzo, il mio amico con voce umida e la bocca impastata di saliva che presagiva l’imminente conato mi pregò di arrestare la macchina un’altra volta. Proprio nelle due curve successive al rettilineo di San Barnaba, a Rovecciano, sopra alla nuova lottizzazione, dovetti arrestare repentinamente l’auto e mettere le quattro frecce sperando che qualcuno dietro non sopraggiungesse o per lo meno mi vedesse per evitare un tragico tamponamento. Riuscii cmq a salvare ancora la tappezzeria dell’auto e il mio amico Sp’nell scaricò ancora un po’ del suo alcoolico peso. Eravamo a circa due chilometri e mezzo da casa sua, insistette ancora per tornare a casa a piedi. “Ma che cazzo dici Fa’, su monta in macchina che ti accompagno io.” Tolsi le quattro frecce e ripartii cercando di guidare nel modo più dolce possibile. QUARTA STAZIONE: SP’NELL SI SVUOTA ALL’INCROCIO PER PONTICELLI Evidentemente la seconda scarica non fu sufficiente se, per l’ennesima volta, dovetti fermarmi. Giunti all’altezza dell’incrocio che da Rovecciano riconduce a contrada Ponticelli verso Appignano, sentì una mano strattonarmi il giaccone sulla spalla destra e dallo specchietto retrovisore vidi gli occhi sbarrati di Fabio mentre con l’altra mano si tappava la bocca. Inchiodai senza esitare e mi fermai proprio in mezzo all’incrocio. Lui balzò fuori e fece un’ultima, feroce scarica, che lo svuotò completamente di tutto quel veleno che aveva bevuto. Gli porsi un bottiglia d’acqua e mi sembrò che stesse molto meglio. “Grazie Roberto, ora posso tornare a casa a piedi.” Ma mbè" oramai mancavano 800 metri, "ti accompagno a casa, non ti preoccupare." Così fu, lo lasciai davanti casa, e dopo cinque minuti di ringraziamenti mi accertai che rientrasse e chiudesse la porta. Missione compiuta, il mio amico Sp’nell era sano e salvo a casa. EPILOGO Ma la sbronza era veramente grossa, ed io l’avevo sottovaluta; quando poi li mbriachi si mettono in mente una cosa quella deve essere , dovrei saperlo per esperienza personale, o per lo meno da quello che mi raccontano i miei amici il giorno dopo di una sbronza. Ed ecco che ila mattina successiva vengo a sapere, da Erasmo, che Sp’nell poco dopo essere rientrato a casa aveva ripreso a piedi la strada verso Offida che raggiunse alle quattro del mattino, oramai quando la “toppa” era passata davvero. Cinque chilometri per smaltire tutto l’alcool della serata precedente, una lunga passeggiata che lo ha portato (così dice) ad addormentarsi mentre camminava. Giunse in Piazza, quando gli stanchi carnevalieri brilli ed assonnati rincasavano barcollanti verso casa. E' così oramai completamente lucido, non restò al nostro caro amico che riprendere la propria auto che aveva lasciato ad Offida qualche ora prima e tornarsene mestamente a casa visto che i bagordi di Sant'Antonio si erano oramai esauriti.

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