sabato 22 febbraio 2014

IL PROVOLONE, LA LONZA (VENATA) E IL TESTOSTERONE DE MOSCE, SCENE DI ORDINARIA FOLLIA PER LA PRIMA DOMENICA DEGLI AMICI ALLA CASA DEL POPOLO

Un vento eccezionale. Anche se con un sentimento di malcelata nostalgia si è lasciato Serrault per il tradizionale banchetto della Domenica degli Amici, che ha accompagnato le prime otto epopee della Guazza. La domenica più bella e pazza dell'anno per la prima volta alla Casa del Popolo è stata al di sopra di ogni aspettativa. Merito di Scemenella. In ogni gruppo sociale, comunità, simposio o più semplicemente in ogni gruppo di amici, per citare il ragione Ugo Fantozzi, c'è sempre la figura funesta dell'organizzatore di eventi. Noi della Guazza per l'appunto abbiamo il nostro Capitano, che ricopre il ruolo che negli esilaranti film di Paolo Villaggio era ad appannaggio del ragionier Filini. Un'organizzazione impeccabile, una giornata riuscitissima grazie all'impegno messo in campo dal Capitano (non a caso) che avviato una macchina organizzativa imponente, precisa, che ha avuto un degno risultato. Merito anche di Giammarco congregante indispensabile, come l'aria che si respira come l'acqua che ci idrata. Affidabile, serio, poliedrico attaccatissimo alla sua Congrega, ed anche bravissimo Chef. Una grande fortuna averlo nel nostro gruppo. La giornata per la Congrega è iniziata a casa Spreca Ciarill, dove è stato preparato il Gonfalone e dove i congreganti fatto una piccola e frugale colazione a base di salami vari, mortadella e lonza, il tutto accompagnato da un boccionetto di 5 litri di vino bianco. Poi, verso mezzodì la Congrega si è avviata suonando verso il Bar Ciotti per l'apertura rituale del Gonfalone avvenuta a mezzogiorno e mezzo come tradizione. Lì ad aspettare la Congrega c'erano parecchi sostenitori ed è stato offerto un ricco aperitivo a base di vino bianco e sardelle, questa volta appositamente requisite dallo stesso Fabio de Mosce la notte precedente al porto di San Benedetto del Tronto, in quantità industriali. Il Pranzo degli Amici alla Casa del Popolo è iniziato verso le 14 dopo l'entrata trionfale della Guazza sulle note dell'inno Red River Valley, un menu' da favola dove hanno avuto parecchio successo i primi, un risotto al radicchio eccezionale e le tagliatelle fatte a mano da Zia Emilia, come si facevano una volta nelle nostre campagne per la domenica. Buona anche la carne, ben cotta, abbondante e di ottima qualità. Eppoi brindisi, bevute, karaoke e grandi toppe, l'immancabile lotteria con svariati ed ambigui premi, mostrati con irreverente ironia da Mosce, il quale forse preso da un picco di testosterone senza vergogna alcuna mostrava con pornografica allusione i premi combinati di provolone e lonza venata. L'istrionico Fabio (Mosce) è stato il vero mattatore della giornata, di tavolo in tavolo a pavoneggiarsi con il suo funanmbolico bombardino a dispensare sorrisi, battute e ammiccamenti al gentil sesso "sfuso" presente in sala.
 Con una divisa a puntino, i capelli tagliati e barba fatta, lo sguardo magnetico dei suoi occhi azzurri a compensare il leggero sovrappeso comune a molti altri congreganti, sovrappeso che comunque è indice di buona salute e di vigore fisico richiamo ancestrale per le femmine di mammiferi nella scelta del partner per l'accoppiamento. E mentre il nostro novello Rodolfo Valentino veniva conteso dalla platea femminile ci sono stati gustosi intermezzi musicali, una gardaglissima Ricciolina ed una Catarnella magistralmente cantata ed eseguita da Lorenzo ballando sopra il tavolo presidenziale della Congrega che si fletteva paurosamente, lasciando presagire una clamorosa rottura delle assi in legno che per sua fortuna non c'è stata. Finito il pranzo la Congrega si è radunata a casa del Cimaroli da dove in Pompa Magna si è diretta verso il centro per il corso Serpente Aureo, in forma compatta, prima tappa al Bar di Claudia eppoi l'entrata trionfale in Piazza dove ha salutato i numerosi presenti con la sua hit. Il ritorno a Wolfshanze per due bicchierini e poi la seconda uscita questa volta al bar de Fià Fià, dove poi si sono sciolte le fila. Ognuno poi ha seguito la propria strada chi è andato dai Talebani, chi, come Sergio de Cuccagna, ha cercato con ostinazione di partecipare ad una rissa che si era scatenata, chi, come Ciotti Simone voleva tornare a casa e che non poteva perché il suo autista, Mosce si era volatilizzato, scomparso, introvabile per le vie del paese, il suo telefono alle ripetute chiamate rispondeva con la fredda e metallica voce registrata la propria irreperibilità. Solo a tarda serata, intorno alle 23 e trenta, il cellulare del nostro amico è tornato raggiungibile, quando oramai i livelli di testosterone erano tornati a livelli normali.

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